Cronaca di guerra
La vita ci invoca
da una cronaca di giorni già morti,
un lungo sonno asmatico
di corpi proni.
In un confine di albe di cenere
e seni allucinati
ora cammina a piedi nudi
tra le città ferite
nell’agonia delle periferie squarciate.
La voce dell’oracolo tace
e un niente di bocche cariate
strepita pagine di fame e silenzio
mentre i popoli assorti
in una vertigine
di sensi smarriti balbettano
“Non abbiamo dimenticato”
ma l’orologio è guasto
e le notizie corrono tra i palazzi
vestite a lutto,
impigliate nei volti rugosi
degli oligarchi di ogni colore,
si fanno presagi,
rantoli della storia.
Vita, liberaci dal peso sclerotico
dei duelli tra giocolieri,
dai capitani isterici,
da questa follia di rubinetti intasati.