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Racconto

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DESIDERIO DI PACE

Autore: EUGENIO TASCONI

Premessa del racconto:

 

Una volta, in un regno lontano, esisteva un antico artefatto conosciuto come “Le Armi della Pace”. Si raccontava che questo strumento potesse risolvere qualsiasi conflitto o disputa, portando armonia e serenità ovunque fosse usato.

 

La regina di quel regno, desiderosa di porre fine alle guerre e alle discordie tra i suoi sudditi, decise di inviare una spedizione alla ricerca di queste misteriose armi. Dopo anni di ricerche e avventure, finalmente i suoi uomini tornarono con il prezioso tesoro, che non risulto essere tale perché fu soltanto una pietra letteralmente dorata.

La regina dovrà quindi aspettare l’arrivo di due giovani ragazze rispettivamente di nome Flavia, che fece un viaggio nel passato, e Maria, la sua antenata; insieme riusciranno a portare il tesoro cercato con entusiasmo e passione.

 

 

 

 

Desiderio di Pace

 

In un piccolo villaggio di montagna, circondato da boschi lussureggianti e prati verdi, viveva una giovane ragazza di nome Flavia. Era una ragazza dolce e curiosa, sempre desiderosa di esplorare il mondo che la circondava.

Un giorno mentre camminava un passero si avvicinò a lei dicendole di recarsi immediatamente verso un luogo sconosciuto seguendo il suo cammino; e così l’uccellino la prese e la portò in volo con se verso questo regno lontano.

Arrivata, si diresse verso questa collina rocciosa dove si stagliava un gigante castello con tanto di fortezza.

In quel giorno d’estate, mentre il profumo di fiori e delle erbe aromatiche si diffondeva nell’aria, Flavia non seppe da dove iniziare e così con il suo quaderno e la sua matita cominciò ad incamminarsi tra il bosco dove trovò lei, quasi la sua sosia: anch’ella una giovane artista di nome Maria che si trovava seduta a terra, all’ombra di un antico platano, con la sua tela e i suoi colori. Maria come Flavia amava dipingere paesaggi e ritratti, ma quel pomeriggio, la sua ispirazione sembrava latitare proprio perché insieme scopriranno che esse saranno destinate a raggiungere l’obiettivo della salvezza di questo regno, da portare in Pace e serenità. Guardando il panorama davanti a sé, Maria cercava di catturare l’essenza di quel luogo incantevole attraverso i suoi pennelli. Tuttavia, nonostante la bellezza che la circondava, Maria si sentiva bloccata, incapace di trasmettere su tela ciò che il suo cuore voleva esprimere in totale libertà.

Allora, a questo punto, interviene Flavia avvicinandosi a lei e consolandola e chiedendole se avesse voglia di discutere con lei e al contempo se poteva aiutarla in quest’avventura da completare con successo. Non essendo del luogo, Flavia disse a Maria in era si trovava e come poter entrare nel castello; Maria le rispose dicendole che ella si trovava nel 1200, ai tempi dell’era medievale, e che avrebbe dovuto consultare la magica pianta racchiusa in un fiore d’oro che si trovava all’interno del bosco. Con l’aiuto di Maria, Flavia capì di trovarsi indietro di 224 anni, nel passato e che si sarebbe dovuta precipitare al trono della regina per poter salvare il regno e contemporaneamente se stessa, altrimenti non avrebbe avuto via di scampo e sarebbe rimasta lì, perduta e desolata, con i suoi genitori in pensiero. Ma Flavia tenace si prese di coraggio, e la sua adrenalina iniziò a vibrare in tutto il suo corpo è il cuore a battere forte forte, quando insieme a Maria camminando lungo un sentiero vide un fiore luccicare di una luce intensa e mai vista prima. Flavia avvolta dal pensiero di riuscire a poter tornare indietro sana e salva fece mente libera e si concentrò andando a prendere quel fiore che le avrebbe dato l’indicazione giusta per orientarsi e raggiungere il castello. Non a caso quel fiore sarà il tesoro cercato dalla regina e trovato grazie a Flavia che con l’aiuto di Maria riuscirà ad entrare ed avere un dialogo con la regina, all’interno di quel castello stravagante. Allora, prima di quel momento, Flavia e Maria si diressero verso la metà non accorgendosi che uno dei dieci petali si staccò durante il tragitto. Nel frattempo la luce del tramonto iniziava a dipingersi sulle mura antiche del castello, mentre il chiasso avvolgeva il regno con un’atmosfera di conflitto e irrequietezza.

Maria, immersa nei suoi pensieri e nella bellezza del paesaggio circostante, sentiva il peso della sua incapacità artistica in quel momento però decise, comunque, di condividere quell’esperienza insieme a Flavia.

Dopo aver preso una scorciatoia ed essere arrivate al castello, entrambe conversarono con la regina che chiese dei consigli su come affrontare questo disagio di odio nei confronti tra i regnanti al trono, e Flavia e Maria risposero alla regina che sarebbero state disposte ad aiutarla consapevoli di far una sorpresa rapida in quell’istante. Maria disse alla regina che ella si trovava in mani sicure perché avevano loro l’importante tesoro che conservava il fiore come uno scrigno magico. Allora Flavia e Maria convinte di aver risolto la situazione porsero il fiore alla regina leggendo quelle parole preziose che avrebbero modificato il clima del regno in maniera positiva e tranquilla per sempre. Ma arrivati alla penultima parola, né manco una che conservava un petalo sulla sua superficie, petalo che era scomparso e senza di esso non si sarebbe conclusa quella magica profezia.

La regina impaziente ed intenta nel portare la pace nel regno ordinò ai suoi cavalieri di andare a trovare quel petalo perduto nel bosco, ricordando loro di far presto e di non creare scompigli di altro genere nel villaggio, in cui i poveri cittadini ed i ricchi sudditi si ribellavano tra di loro.

osservando il borgo da un nuovo punto di vista o cercando dettagli che catturino la sua attenzione. Inoltre, quel petalo, se fosse stato trovato, ricomposto con il suo fiore avrebbe potuto creare uguaglianze sociali tra la ricchezza data dall’aristocrazia e la povertà dalla costretta condizione dovuta al degrado di risorse che si insidiavano nel regno.

Mentre riflettevano su come poter guadagnare quel tassello mancante, Maria e Flavia sentirono una brezza leggera accarezzare il loro viso e il suono distante di uno speciale passero parlante che cinguettava, mescolandosi al canto degli altri uccelli.

Flavia e Maria andarono ad aprire la finestra del salotto del primo piano della dimora e, alzando lo sguardo, videro quell’uccellino intento a comporre le sue melodie dolci e spensierate. Flavia e Maria rimasero incantate dall’armonia delle note e dalla passione che traspariva dagli occhi del passero. Ma comunque non potendo perdere altro tempo, chiamarono l’uccellino, che si stava per allontanare, urlando a squarciagola si fecero sentire dal passero che con piacere si avvicino e le aiutò a farle volare per cercare, con una visuale più alta, ampia e chiara, quel petalo smarrito.

Finalmente con un po’ di difficoltà trovarono il petalo che nonostante la sua fragile caratteristica, non si sgretolò, essendo d’oro capiente.

In quel momento, Maria e Flavia furono più sollevate da quella magica emozione.

E così, tra colori e melodie, Flavia e Maria atterrarono sul luogo del ritrovamento lasciando quel petalo alla ciurma di cavalieri a cui era stato dato l’impegno imposto dalla regina ed essi stanchi e oramai senza più speranze stavano indietreggiando, compiendo la ritirata quando Flavia e Maria consegnarono nelle proprie mani il tassello fondamentale. I cavalieri rimasero stupefatti e privi di parole ma contenti nel portare a termine la missione con successo, essi vedendo l’incredibile azione di altruismo nei confronti delle ragazze che ringraziarono, dissero a loro di salire in groppa al dorso dei loro cavalli e di essere accompagnate al castello, non spendendo più fatiche inutili.

 

Con quella importante piccola magia che avrebbe completato il petalo assieme al fiore, la regina decise di testare immediatamente il potere delle Armi della Pace. Organizzò un grande incontro tra le nazioni confinanti, che da secoli erano in conflitto per questioni di confine e risorse. Con un gesto solenne, la regina impugnò le Armi della Pace, che furono attribuite ai dieci petali del fiore che, tra di loro, si completarono, e pronunciò le parole magiche che avrebbero dovuto porre fine a secoli di odio e divisioni.

In meno di un secondo il fiore sprigionò una energia immensa soddisfacendo il sentimento di desiderio di Pace che la regina nutriva da anni.

 

Le Armi della Pace brillarono intensamente, emettendo una luce calda e avvolgente che si diffuse nell’intero regno. Lentamente, le animosità tra le nazioni confinanti svanirono, sostituite da un senso di fratellanza e cooperazione. Le armi caddero ai loro piedi; ormai la compassione e la comprensione avevano sostituito quel carattere conflittuale che insisteva fra i suoi sudditi e tra i regni interi che combattevano con la guerra.

Ma adesso, con quella PACE ricevuta, i rappresentanti delle diverse fazioni si guardarono negli occhi, sorpresi di sentirsi improvvisamente in armonia l’uno con l’altro.

 

E tutto ciò in un istante, in un’onda di calma e armonia che si diffuse tra i presenti. La regina osservava con occhi lucidi e sorrise, guardando il miracolo che aveva appena compiuto difronte a quella realtà talmente soggetta al potere quanto alla guerriglia per poter acquisire tale padronanza del regno e a quell’incredibile trasformazione, ella non potè far altro che dimostrarsi felice di aver finalmente portato la pace nel suo regno.

Le Armi della Pace avevano davvero il potere di trasformare le spade in rami d’ulivo, rivelando una potenza di inestimabile valore nel superare i conflitti più profondi e antichi.

Da quel giorno in poi, il regno conobbe un’era di pace duratura e prosperò come mai prima d’ora. Le persone vivevano in armonia e collaboravano per costruire un futuro migliore per tutti. Le Armi della Pace erano diventate il simbolo della saggezza e della giustizia del re, un ricordo costante che la pace è possibile anche nei momenti più cupi; perciò esse erano diventate il simbolo di un potere superiore, capace di risolvere qualsiasi conflitto, unendo invece di dividere.

 

E così, la leggenda delle Armi della Pace si diffuse attraverso le terre lontane, e per tutto il mondo, ispirando altri regni, re e regine, leader e popoli, a cercare sempre la via della concordia e della ragione per giungere all’ambita unità e per risolvere le proprie dispute. La regina, con il cuore gonfio di gratitudine, sapeva che aveva compiuto la sua più grande impresa: aveva portato la pace nel suo regno e nel cuore di tutti i suoi sudditi, perché, alla fine, la vera forza risiede nella capacità di trovare un accordo pacifico, anziché nella spada o nel fucile.

 

E a Flavia non restava altro che abbandonare quel luogo magico e tornare a casa, nel suo presente, dopo aver salutato la sua amica Maria che decise, però, di andare con lei, a condividere la passione per l’arte della Pace.