Categorizzazione:

Racconto

Scritto

Funzioni:

Diversità

Autore: Graziella Minoia

DIVERSITA’

Finalmente sono arrivata ad Andalo, è un posto tranquillo, dove torno volentieri per godermi un po’ di meritato riposo.  L’albergo è una struttura elegante, ma molto alla mano, ha una Spa che offre piscina coperta/scoperta, sauna, bagno turco e vasche idromassaggio; molto rilassante.
Decido di andare in piscina per godermi lo spettacolo delle stelle sopra la mia testa ma ci sono un sacco di bambini che fanno un chiasso infernale, rompono, ma è bello vedere come si divertono. Fortunatamente i loro genitori non li fanno uscire all’aperto, così mi ritrovo sola a godermi il tramonto immersa in quella piscina tutta per me. Non male come inizio. Domani farò una passeggiata intorno al lago.

E’ una bellissima giornata, fa freddo, la pigrizia mi porta verso la Spa, ma il buon senso, mi costringe a uscire. Attorno al lago si può fare una bella passeggiata. Il lago di Andalo è un luogo speciale, quasi magico, perché è un lago che appare e scompare. In primavera quando avviene il disgelo o in autunno quando le precipitazioni sono più abbondanti, il bacino si riempie e di conseguenza le dimensioni del lago aumentano. Nelle altre stagioni invece, ad esempio in estate, può succedere che l’acqua sparisca. Questo avviene perché una volta il fondale era ricco di sassolini di origine glaciale che con il passare degli anni sono scomparsi, dando origine al fenomeno del lago periodico.
E’ l’unico di questo tipo presente in Trentino.

Sto passeggiando lungo il sentiero che lo costeggia c’è molta pace e tranquillità. Mi siedo su una panchina al sole; osservo le persone intorno a me, c’è un anziano che passeggia con il suo cagnolino, una coppia che passeggia mano nella mano e un ragazzo che ha piazzato un cavalletto da pittore e sta cercando di cogliere la bellezza di quel luogo su un foglio che al momento è ancora bianco.

La mia attenzione è catturata da due giovani davanti a me: lei seduta su una carrozzina indossa un giaccone rosso e copre le gambe con una copertina scozzese, ha un volto raggiante; lui alto un bel fisico con jeans e giacca a vento nera. Ridono, stanno giocando, lui la spinge, la fa girare, lei grida, “No mi fai cadere, ho paura”, ma lui continua. C’è molta complicità fra loro. Osservandoli meglio noto che il ragazzo è straniero, ha una carnagione olivastra, forse è Egiziano. “Peccato!” penso. Ecco perché non capisce che quando una dice che ha paura deve smettere. Mi piaceva immaginare fosse una coppia.

Che stronza sono, perché non potrebbero esserlo?

Poco dopo si avvicinano “Buongiorno, ci scusi lei per caso sa a che ora c’è la Messa?”. Rispondo che in albergo mi hanno detto che sarà alle 18.30. Mi ringraziano.
Guardo l’ora è quasi mezzogiorno, il ragazzo sfila dallo zaino un tappetino, si toglie la giacca e le scarpe. “E adesso cosa fa?” Ha una bottiglietta d’acqua con la quale si lava mani e braccia fino ai gomiti, si sciacqua la bocca, si bagna la testa e i piedi, inizia una preghiera con una serie di formule coraniche accompagnate da particolari movimenti e posizioni del capo. La ragazza è lì vicina a lui e guarda con molto rispetto quel rituale di preghiera. Anch’io sono attratta da quei gesti, qualcuno passa e scuote la testa, ma lui va avanti nella sua preghiera incurante di ciò che la gente può pensare o dire.

Mi chiede a che ora è la Messa e poi si mette a pregare? Non importa se arriverò tardi a pranzo, ma la mia curiosità è troppa. Attendo che il ragazzo abbia terminato le sue preghiere, mi avvicino e dico: “Non voglio essere impicciona, ma perché l’orario della Messa?” Sorridono entrambi. “E’ per me naturalmente!” risponde la ragazza che poi continua: Ahmed ed io ci siamo conosciuti una sera di tre anni fa. Io ero ferma davanti ai gradini della Chiesa del mio paese ad ascoltare i canti della Messa; esistono ancora un sacco di barriere architettoniche che impediscono a una persona come me di accedere in molti luoghi. Parecchie persone (che si definiscono cristiane) erano entrate, ma nessuno mi aveva aiutato, io ormai sono abituata ma mentirei se dicessi che non ci soffro. Ahmed mi si è avvicinato e mi ha chiesto cosa ci facessi lì fuori al freddo e senza attendere risposta mi ha preso in braccio e portata in chiesa, rimanendo lì con me tutto il tempo della funzione. Da allora siamo una coppia felice, lui rispetta la mia religione ed io la sua. A dispetto di tutte le persone che non credono che religioni diverse possano coesistere. Io le rispondo: “Ragazza mia anch’io ho molta perplessità al riguardo, conosco molte persone che col tempo hanno avuto parecchi problemi, la loro religione è molto più forte e radicata della nostra”.
Ahmed mi guarda con quei suoi occhi scuri e mi ringrazia per essere stata diretta e di non essermi nascosta dietro il perbenismo. Ci rimango male e penso: “Ti sta bene, linguaccia, potevi startene zitta, tu e la tua mania di ficcare il naso in cose che non ti riguardano”. Ci salutiamo ed io torno in albergo. Non sono convinta di quello che mi hanno raccontato, penso ancora voglia sottoporla a quel condizionamento psicologico fino ad asservirla alla propria volontà.
La chiesa è gremita, Ahmed è lì che spinge la carrozzina verso l’altare con estremo rispetto per il credo della sua compagna.
Provo vergogna per la mia malafede anch’io come tante persone che si reputano cristiane ho commesso quel peccato capitale “La Superbia” un ragazzo che ritenevo inferiore, mi ha fatto capire quanto di buono e autentico a volte c’è in una persona.
Al mio rientro a Lodi, qualcosa dentro di me è cambiato. Quel breve incontro per me è stato come una lunga sessione di psicoterapia, quella giovane coppia continuava a ronzarmi nella testa. Ho percorso altre volte il giro del lago, ma non li ho più incontrati.
Penso spesso quando ragazza frequentavo l’oratorio, le lunghe chiacchierate con il Don sull’importanza dell’amicizia, del camminare insieme e spesso intonavamo quella canzoncina.
Buona notte dissi al mio bambino tanto stanco quando il giorno suo finì. Allora chiese: “Dimmi papà, La pelle di Dio che colore ha?”Di che colore è la pelle di Dio?Di che colore è la pelle di Dio?E’ nera, rossa, gialla, bruna, bianca perché lui ci vuole uguali davanti a sé. Con l’occhio innocente egli mi guardò, mentire non potevo quando domandò: “Perché le razze si odiano, papà, se per Dio siamo una sola umanità?” Di che colore……..
Ripenso al mio essere rivoluzionaria, andare contro corrente, quando gridavo che le persone che incontravamo nelle piazze e strade della città erano uomini come noi, uguali in dignità, qualsiasi sia il colore della pelle, la cultura, la provenienza e il credo religioso.
Cosa di così terribile mi ha fatto cambiare?
Mi trovo spesso a passeggiare per Lodi, per le vie del centro con la sua Cattedrale e i suoi leoni, le chiese di San Lorenzo, S. Agnese S. Francesco il Tempio dell’Incoronata e lungo il fiume Adda. Inevitabilmente con lo sguardo cerco giovani coppie e quando vedo che sono giovani di etnie diverse il mio cuore si rallegra. In ognuna di loro vedo Hamed che con i suoi grandi occhi scuri mi sorride. Non provo più quella diffidenza. Spero con tutta me stessa che queste barriere possano essere finalmente abbattute così l’essere umano troverà la pace.

Descrizione dell'Opera: Ho voluto sottolineare l'importanza di rispettare e accettare le diverse fedi religiose. La vera bellezza risiede nelle diversità e, anche se apparteniamo a culture diverse, siamo tutti parte della stessa umanità. Abbandonare i pregiudizi e cercare di guardare oltre le apparenze, cercando l'incontro con l'altro, è l'unico modo per costruire un mondo migliore. Ho 69 anni e fin da ragazza ho avuto la passione per la scrittura. Nonostante la timidezza, ho deciso di prendere parte a un corso di scrittura che mi ha donato fiducia e la determinazione necessaria per condividere le mie creazioni. desidero partecipare a questo concorso per mettermi alla prova e condividere la mia voce con altri appassionati di scrittura.