A sedere di bianco già a cogliere fiori,
s’adagia una fanciulla
mirando l’eco grave del vento,
nel giardino che un Dio giurò ad Europa.
Ella il suo sorriso già tende
e ad ogni mossa dello Scirocco,
carezzevole la guancia,
guarda lo stelo suo prigioniero,
in mano essa tiene un giovane reciso,
giacché la linfa esce prima del saper vivere.
E dalla luce nulla poi traspare:
strano è questo tempo che s’è fermato,
tutto è scivolato in un attimo,
ma l’Uomo seppure ferito non s’è perso,
tra i silenzi e le ombre che offendono l’età.
Poiché avanti all’Eterno che avanza,
la morte talvolta è un magma
che ad ogni soffio della terra così s’attacca.
Eppure per illusione o per fede,
gli uomini possono vedere
nel peregrino loro cercare, una via prima di cadere
(così passo dopo passo tentare di risalire).