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Racconto

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Europa in-arme

Autore: Bogdan Groza

Il silenzio regnava all’interno dell’aula. Una volta che l’ultimo voto era stato segnato all’ultimo studente sul libretto rosso, e una volta che questi se ne era andato, nella vasta sala ricoperta di lunghi banchi e sedie vuote, erano rimasti solo il Professore e uno Studente seduto in fondo. Il sole, dall’altra parte delle grandi vetrate, stava assumendo una sfumatura arancione sempre più accesa.

-Sa perché le ho detto di fermarsi? – chiese duramente il Professore alzandosi dalla cattedra e andando verso il giovane.

-Perché non è d’accordo con quello che ho detto? – rispose lo Studente, in parte con tono rassegnato. Non voleva sfidare l’autorità del professore; non aveva nemmeno voluto controbattere in un modo burbero. Si faceva cogliere facilmente dalle proprie emozioni e non gli importava chi gli stesse davanti – doveva difendere le proprie opinioni.

-Non proprio; essere o no d’accordo con lei è irrilevante. Il fatto è che durante un esame di storia dell’Europa contemporanea, lei non può elaborare delle riflessioni di carattere filosofico-letterarie. Per lo meno non come quelle che ha suggerito.

-Quindi non è d’accordo con quello che ho detto.

-Ripeto, non è quello il punto. Sto cercando semplicemente di farle capire come affrontare un esame.

-Come affrontare un esame? – sbuffò impazientemente il giovane – O piuttosto mi vuole insegnare come dire ciò che vuole sentirsi dire l’insegnante per prendere un bel voto?

-Non stiamo parlando di voti, stiamo parlando di idee e della scelta o meno di difenderle, in contesti più o meno adeguati.

-E quindi il contesto accademico non sarebbe quello giusto? – tornò a domandare lo Studente.

Anche se non stava mantenendo un contatto visivo, l’insegnate poteva intuire la determinazione del giovane davanti a sé.

-In linea di massima, il contesto accademico sarebbe esattamente quello più ideale, ma questo solo in un mondo altrettanto ideale. E come lei stesso ha detto poc’anzi questo mondo è tutto meno che questo. L’ho dovuta fermare perché si stava facendo prendere la mano e inoltre gli altri studenti si sarebbero sentiti a disaggio. Cortesemente, ora che possiamo avere una conversazione più a nostro agio, può riprendere il discorso di prima?

Lo Studente riuscì finalmente a guardare il Professore negli occhi. Entrambi avevano una espressione fredda e distaccata. Lentamente, ma con sicurezza nella voce, il giovane prese parola:

-Il motivo per cui questa intelaiatura che noi chiamiamo Europa, realmente solo un ingranaggio di un sistema che definiamo mondo, non è ideale è uno eccessivamente frammentario. Per questo bisognerebbe considerare un problema per volta ed analizzare ogni singolo aspetto di questo nodo gordiano. In parte lo hanno già notato molto bene filosofi e scrittori di un certo calibro come Benjamin o Musil. La prima guerra mondiale è stato un evento bellico sconvolgente; ha segnato così tanto gli uomini da impossibilitare il passaggio da esperienza-vissuta a esperienza-crescita. L’umanità stessa ha riscontrato un vero e proprio rifiuto persino all’idea di accettare un fatto simile come una cosa effettivamente accaduta. Stiamo parlando di uno shock che non viene interiorizzato, che non può essere metabolizzato, che non diventa esperienza. Secondo lei, il mondo è cambiato da allora?

Il Professore stava pensando alle parole del ragazzo. Seguiva il suo ragionamento ma voleva sondare più a fondo e vedere fino a dove poteva arrivare con quelle riflessioni. Si limitò a rispondere brevemente:

-Prima di rispondere bisognerebbe impostare i parametri secondo i quali definiamo il cambiamento. Piuttosto la prego di continuare su questa linea di pensiero.

Lo Studente raccolse i suoi pensieri per un momento. Normalmente non ne aveva bisogno: aveva già portato avanti molte conversazioni sulle stesse tematiche con amici e parenti, le sue idee erano chiare, ciò che non lo convinceva era la motivazione del Professore. Infine si decise a proseguire:

-Gli uomini dicono di voler cambiare, ma in realtà, vogliono solo lamentarsi dell’impossibilità del cambio. Questo avviene come un riflesso automatico sia storico che sociale; difficilmente si arriva al punto di rottura nel quale la società ha bisogno di una rivolta. Nella maggior parte dei casi sussiste un simile rapporto tra popolo e potere da far sì che qualsiasi tumulto venga preventivamente attutito in anticipo garantendo alle masse dei beni o dei diritti in più. Ironicamente, mi sembra quasi che persino ai giorni nostri succeda la stessa cosa. Se la situazione sta diventando insostenibile, esiste una nuova offerta che mette a disposizione più giga per navigare in internet. È una cosa che trovo molto triste. Chiudiamo gli occhi per le cose che non vogliamo vedere e guardiamo ciecamente il resto del mondo. Se pensiamo alla storia, ci rendiamo conto che non abbiamo imparato un granché; non abbiamo evitato una seconda guerra mondiale, piuttosto abbiamo appreso a usare delle tecnologie più avanzate per uccidere meglio.

Il Professore respirò a fondo; vedeva all’interno di quei discorsi e ragionamenti un dolore nascosto. Era come se il ragazzo stesse cercando di celare dietro ad un raziocinio di carattere cinico un forte risentimento che si mescolava alla sofferenza di fronte alla realtà. Una realtà che percepiva come immutabile.

-Capisco; purtroppo il progresso tecnologico è spesso collegato all’interesse di carattere bellico. Mi ha spiegato poco però come vede l’unità europea. Potrebbe elaborare?

-Unità? No, io non la chiamerei così. Per me si tratta molto più di cosa fa il singolo all’interno del tutto, ed è proprio questo quello che danneggia il meccanismo globale. È una questione di individualismo messo al confronto con la società. Non possiamo parlare di un sistema che funziona se chi dovrebbe rappresentare tutti in realtà fa solo i propri interessi. Certo, possiamo dire che questo si verifica ovunque nel mondo, ma persino qui? Abbiamo questa intelaiatura, questa Europa, che dovrebbe sorreggerci e portarci verso un futuro migliore, eppure non passa giorno che non apra un giornale o non senta una notizia che mi faccia percepire sempre meno questa appartenenza. E da tempo che faccio fatica a crederci. Storicamente abbiamo impostato tutto su certi valori saldi, su dei principi che dovevano essere inamovibili, eppure questi stessi fattori si muovono come canne al vento quando subentra una mera questione economica. Gli interessi colossali che sono sullo sfondo del quadro non solo europeo, ma addirittura quello globale, sono innumerevoli. Sto pensando a discorsi relativi al petroli, discorsi relativi al traffico di armi, poi al narcotraffico e via dicendo. Per questo le avevo detto che è un problema frammentario. Ogni singola questione che vogliamo considerare presenta una molteplicità di sfaccettature.

Lo Studente respirò profondamente. Aveva appena compiuto un excursus nella sua mente, in parte contento perché qualcuno era disposto ad ascoltarlo, in parte dispiaciuto in quanto per la fretta non era riuscito ad argomentare accuratamente ogni suo punto.

-Guardi – disse il Professore –c’è qualcosa che mi sembra lei non stia capendo. So perfettamente quello che mi sta dicendo ed è proprio per questo che non posso permettermi di darle torto. Però è vero che non posso permettermi nemmeno di darle ragione.

Seguì una pausa. Il sole ormai stava arroventando l’orizzonte, tingendolo in fuoco; da lì a poco l’astro sarebbe tramontato. Lo Studente guardava negli occhi il suo insegnante. Questi riprese lentamente a parlare:

-Per me il suo esame è un trenta e lode.

Il giovane non cambiò espressione. Il voto non lo interessava minimamente – non era lì per quello. Non si era fermato per quello. Il Professore fece un’altra pausa e poi disse con tono solenne:

-Mi permetta di darle quantomeno un consiglio: stia attento a come imposta le sue riflessioni e le circostanze nelle quali le difende. Non tutti saranno disposti ad essere d’accordo con lei e non tutti saranno disposti ad ascoltarla. Inoltre, mi dispiacerebbe se avesse dei problemi proprio per questa predisposizione del suo carattere di esternare liberamente le proprie opinioni. Per quanto riguarda il sua ragionamento, mi permetta delle precisazioni. Hanno una certa fondatezza e non mi permetterei mai di illuderla con menzogne. È vero che la situazione non è proprio rosea, ma si ricordi comunque quello che abbiamo fatto come civiltà. In parte è vero quello che lei dice sull’egoismo e sull’arroganza dell’essere umano, ma in parte la invito anche a ricordare che storicamente e ciclicamente, siamo stati sempre noi a costruire questo mondo. Come uomini. Come civiltà. Come un insieme di individui. Una vittoria dopo una sconfitta e una sconfitta dopo una vittoria, passando da tempi di benessere a situazioni di tremendo bisogno e da momenti nei quali il bisogno era disperato a momenti dove abbiamo ricostruito ciò che avevamo demolito. Non metto in dubbio il fatto che staremmo molto meglio se usassimo meglio le nostre capacità, facoltà che innegabilmente ci porterebbero alla grandezza, ma purtroppo anche questo fa parte della nostra umanità. Per quanto riguarda quello che lei ha definito un’intelaiatura, questa Europa nella quale viviamo, è vero che siamo ancora lontani dal vederne l’unità e l’affinità ideale. Però le ribadisco quello che ho appena detto. Passo dopo passo, un errore corretto alla volta, arriveremo al risultato che abbiamo impostato sin dall’inizio. Non sarà facile, non lo nego. Non sarà per niente facile, ma anche così, ci riusciremo. Dovremo riuscirci. È la perseveranza umana, che si oppone a qualsiasi resistenza, ad essere una delle nostre migliori armi contro una via che altrimenti porterebbe alla distruzione.

Un silenzio profondo era calato nella stanza; con esso, ormai anche il buio di un giorno spento si stava impadronendo della classe. Il Professore, senza aggiungere nient’altro, prese le sue cose e uscì. Lo Studente abbozzò un sorriso che fu inghiottito dal buio.

Descrizione dell'Opera: Una discussione tra uno studente e un professore riguardante l'Europa, il comportamento umano e la perseveranza come qualità chiave per un futuro nel quale è ancora possibile credere.