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Il segreto delle radici

Autore: Maria Francesca Giovelli

IL  SEGRETO  DELLE  RADICI

 

La aspettavo ogni estate dalla cima della collina e lei arrivava puntuale, agli inizi di giugno, con il suo Maggiolone pieno di borse e sporte gonfie di spese. Mi mettevo alla finestra ed aspettavo anche per ore il suo arrivo ogni anno, finchè la vedevo scendere dalla macchina seguita dal ruzzolare felice e rumoroso dei suoi bambini. Avevo quattro o forse cinque anni, ma ricordo esattamente quell’emozione; Sandra era arrivata e per me era una grande festa. Mi mettevo a correre giù nel vicolo inghiaiato, nello svolazzare allegro del mio vestitino a fiori che ricordo molto corto, a mostrare due gambette magre e svelte. Il suo sorriso di donna gioviale e serena mi accoglieva come un abbraccio. Poi apriva la porta dalle tendine rosa della sua casa e uno sbuffo di polvere si alzava nella nuova luce del mattino. A mezzogiorno il forno per il pane era già pulito e pronto per l’infornata ed una grande massa di impasto lievitava mollemente in una zuppiera, coperta da una tovaglia ben stirata di tela grezza. La guardavo stendere il bucato sull’aia e mi sembrava che i suoi occhi brillassero nel sole; mi piaceva parlare con lei, ascoltare le storie di città, mentre sentivo che amava così tanto la collina da non abbandonarla mai, neppure col pensiero. Poi veniva il tempo delle gite nel bosco ed era un momento sfavillante di gioia, vissuto come un gioco, un incredibile divertimento; erano viaggi avventurosi che io e i suoi figli preparavano giorni prima, immaginando grandi imprese, tra una vegetazione fantastica e mille nuovi animali da scoprire. Finalmente arrivava il gran giorno e si partiva: uno zaino sulle spalle con all’interno una mela ed una pagnotta erano più che sufficienti; per l’acqua ci sarebbe stata la grande fontana situata all’ingresso del bosco. E iniziava così la più grande avventura dell’anno, tra corse e rincorse alla scoperta di quella piccola foresta, con la voglia di camminare verso la cima del monte con tutte le forze che avevamo nelle gambe. Le piante altissime dalle cui chiome filtravano lame di luce, i funghi sulla loro corteccia, il passaggio veloce degli scoiattoli, i varchi da aprire tra le spine e poi quei panorami, aperti davanti agli occhi, ci davano improvvisamente il senso dell’altezza che stavamo guadagnando nella salita. Giocavamo a conquistare la montagna e non sapevamo che stavamo conquistando il senso della vita, con i suoi colori, i suoi profumi, le sue luci; Sandra ci stava invitando a cogliere le sensazioni che avrebbero formato la nostra anima e a vivere in una dimensione più vera il tempo migliore dell’esistenza. I nostri passi allegri di bambini sollevavano nugoli di polvere e le risate eccitate di gioia e aspettative si spandevano nella valle e nella memoria, dove già intuivo che sarebbero rimaste. E’ stato davvero così perché ogni momento passato con Sandra e con i suoi bambini, in quei primi anni della vita, è rimasto stampato nell’anima ad accompagnare tutti i giorni a seguire. Alla fine dell’estate Sandra ripartiva per la città, portando via il suo buon umore e i suoi mille consigli, ma non quella voglia immensa di vivere nella bellezza, di cercarla sempre come quel respiro invisibile che alimenta la vita. Poi è venuto il momento in cui anch’io ho lasciato la casa in cima alla collina e le strade davanti a me si sono moltiplicate, così come gli anni che sono passati, ma io ho sempre portato nella memoria quella donna dolce, ripromettendomi di custodire tutto il bene che mi aveva voluto ed il bello che mi aveva regalato e che percepivo come una radice della mia esistenza. E’ passato tantissimo tempo: spesso la sognavo e mi diceva di continuare a passeggiare ancora un po’ con lei sulla strada in salita verso il bosco e che c’era ancora tanto, tanto tempo, perché l’infanzia non era affatto finita. Quando mi svegliavo sentivo la sua presenza, il suo sguardo sereno e la sua risata leggera che mi sfioravano come una carezza; promettevo ogni volta, nel silenzio del mattino, che l’avrei cercata e che avremmo parlato ancora di nuovi orizzonti da scoprire insieme. Ma più il tempo passava e più sapevo che avrei dovuto continuare da sola a vivere il mio viaggio, a cercare su strade sconosciute lame di luce, cime di alberi altissimi simili a smeraldi, panorami abbacinati dal sole … Avrei trovato anche varchi faticosi pieni di spine insidiose e pungenti, ma non avevo paura, perché avevo imparato proprio da lei il segreto per attraversarli senza pungermi troppo.

Poi un giorno una telefonata mi ha avvisato che se ne era andata per sempre; ho provato un grande dolore, come se una grossa spina, questa volta, mi avesse graffiato il cuore davvero. Ho capito che solo allora il dono che mi aveva fatto quella donna semplice e profonda in quei primi anni della vita e che l’amore, così come la bellezza non hanno confini … Ho capito solo allora che avrei continuato ad attenderla, a cercarla e poi a ritrovarla nella parte più profonda di me stessa, dove arrivano quelle radici segrete che danno alimento alla vita.

 

 

 

Descrizione dell'Opera: Racconto autobiografico dove la pace dell'anima è la spinta a seguire una persona positiva e di grandi valori.