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Racconto

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LA CONOSCENZA BUONA

Autore: Bruno Bianco

Liberamente ispirato alla canzone “La riva bianca, la riva nera” di Iva Zanicchi

 

 

-Soldato! Soldato! Ho bisogno di soccorso!-

-Comandi, signor capitano!-

Il capitano Giovanni Carretti aspettava da ore dietro la vegetazione del bosco. Lo sapeva bene ed era preparato che in battaglia potesse succederti di tutto; staccarsi un braccio per una scarica di mitragliatrice, spappolarsi una gamba per aver calpestato una mina, aprirsi ferite lunghe come un ramo di ciliegio e profonde come un solco pronto per la semina. In qualunque caso lui, un soldato, un ufficiale preparato, avrebbe sempre fatto la cosa giusta; sapeva mantenere la calma, stringersi bendaggi di fortuna sulla carne viva e anche cucirsi ferite ancora sanguinanti.

Ma questa volta la guerra non aveva rispettato i patti e lo aveva colpito dove nemmeno uno come lui poteva curarsi; il bagliore di quella granata scoppiata davanti al suo sguardo, in un momento gli aveva levato la vista circondandolo di un buio che nessun fazzoletto di fortuna poteva illuminargli. Chissà se era solo qualcosa che sarebbe passato alle prime cure dell’ ospedale da campo o se invece doveva dimenticare per sempre i colori dei paesaggi e i volti delle persone. Ma adesso l’ importante era comportarsi come un ufficiale preparato ben sa; mantenere il sangue freddo e pensare a un piano di salvezza.

Non ci aveva messo molto a capire cosa fare. Si era messo una benda sugli occhi per calmare quel bruciore insopportabile che gli ustionava le pupille e le palpebre; poi aveva cercato un posto nella boscaglia che fosse abbastanza nascosto da non essere visto da nessuno, ma abbastanza vicino al sentiero che costeggiava il bosco per chiedere aiuto ai soldati del suo reparto che si trovassero a passare da lì.

Aveva mentalmente spostato la forza di tutti i sensi verso l’ udito e tra sussurri di animali e fruscii di vegetazione aveva cercato di cogliere ogni rumore provenisse dal sentiero; ne aveva sentiti di passi nella giornata, ma come capire dal calpestio degli scarponi se erano soldati della sua parte o di quella avversa. Maledetta vista! Se avesse avuto anche solo uno straccio di occhio buono, dalla divisa avrebbe subito capito se doveva stare nella boscaglia o buttarsi sul sentiero per farsi aiutare da mani fraterne; ma il solo udito non gli permetteva proprio di distinguere l’ amico dal nemico.

Poi il miracolo era avvenuto. Il passo stanco e trascinato di una persona sola; uno sbandato, forse ferito, che imprecava come i carrettieri che portavano il sale e le acciughe al mercato del suo paese. Il capitano Carretti sorrise per la prima volta nella giornata perché il dialetto e l’ accento di quelle parole erano della sua terra; quello era un soldato, non un ufficiale perché gli ufficiali non sono così rozzi, ma pur sempre un soldato della sua parte.

-Soldato! Soldato! Ho bisogno di soccorso!-

-Comandi, signor capitano!-

Si era buttato sul sentiero con il balzo di chi sapeva di volare verso la salvezza.

-Sei ferito, soldato?-

-A una gamba, signor capitano, ma ce la posso fare.-

-Allora è la nostra giornata fortunata, soldato. Io sono stato colpito in faccia e non ci vedo più, ma le gamba e le braccia le ho buone per me e per te; con la tua vista e le mie gambe arriveremo al nostro campo prima che sia notte. Appoggiati a me, soldato!-

Il capitano afferrò la giubba del soldato, ma sin un secondo mollò la presa come avesse toccato una pentola bollente.

-Ma questa non è la nostra stoffa! Tu non hai la mia divisa! Tu sei un nemico!-

-Sono della sua stessa terra, signor capitano; parliamo lo stesso dialetto, coltiviamo la stessa campagna e le nostre donne lavano le lenzuola nello stesso fiume. Prima avevamo la libertà di parlarci, di lavorare insieme, di giocare a carte nella stessa osteria; ma adesso sul fiume passa una frontiera e l’ unica cosa che conta è la riva da dove veniamo.-

-Allora siamo uguali, soldato! Cosa vuoi che conti la riva da dove veniamo! A casa abbiamo tutti una donna che ci aspetta e che in questo momento sta lavorando le nostre vigne, i nostri prati e i nostri campi.-

-Sulla collina al posto della voce dei vendemmiatori adesso canta la mitragliatrice, signor capitano; l’erba dei prati e la paglia del grano hanno lo stesso colore rosso del sangue appoggiato alla terra e forse la granata che lo ha reso cieco potrei essere stato proprio io a buttarla. Con le sue gambe e la mia vista potremmo salvarci insieme, ma ora non abbiamo nemmeno più la libertà di come difendere la nostra vita e siamo condannati a cercare ognuno la propria riva senza grandi speranze di riuscire a trovarla.-

-Ma così ci saranno due donne che piangeranno nella sera e passeranno la notte a chiamare nomi che non potranno mai rispondere, soldato!-

Il capitano aveva afferrato di forza la giubba del soldato nel punto che poco prima aveva lasciato con lo stesso impeto.

-Non l’ abbiamo voluto né io né lei, signor capitano, ma abbiamo divise diverse, di stoffe diverse, con colore diverso; lungo il fiume la battaglia continua e nessuno di noi due può fare altro se non continuarla.-

Il capitano gli lasciò la giubba cercando di lisciare le pieghe che si erano formate sotto il colletto; poi fece un passo indietro e tra le ombre del suo sguardo cercò di inquadrare la sagoma della persona che aveva davanti.

-Attenti, soldato!-

-Comandi, signor capitano!-

Si erano messi tutti e due sull’ attenti, le gambe unite, il braccio sinistro lungo il fianco, la mano destra sulla fronte.

-Conosci Pablo Neruda, soldato?-

-Signorno, signor capitano.-

-Cosa pensi della sua frase “”Le guerre sono fatte da persone che si uccidono senza conoscersi… per gli interessi di persone che si conoscono ma non si uccidono”, soldato?-

-Non la capisco, signor capitano.-

-Noi ci conosciamo, soldato.-

-Signorsì, signor capitano.-

-Riposo, soldato!-

Il capitano sentì lo strisciare degli scarponi che facevano il dietro-front e poi lo stesso passo stanco e trascinato che gli era arrivato alle orecchie quando stava nella boscaglia.

Nel buio degli occhi vide un soldato che zoppicava verso la propria riva.

Una riva diversa dalla sua.

Una libertà uguale alla sua.

La libertà di conoscersi.