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La consegna delle chiavi

Autore: Luciana Cirtoli

 

LA CONSEGNA DELLE CHIAVI

Ecco, fra pochi giorni sarà Natale. Un’altra volta! C’è da dire che dal 2019 i Natali si sono susseguiti diversi da un anno all’altro. Nel 2020 e 2021 abbiamo trascorso i giorni delle feste da soli, io e mio marito. Non era consentito viaggiare o era pericoloso farlo causa contagio COVID. Poi, finalmente, l’anno scorso ci siamo riuniti tutti a casa nostra con l’aggiunta del nipote di mio marito con famiglia: eravamo in quattordici suddivisi in due tavolate in due ambienti diversi. Il massimo della capienza!

Quest’anno dovremmo essere addirittura in diciassette. Mamma mia! Come faccio? Dove li metto tutti? Ho trascorso due notti insonni pensando all’organizzazione del pranzo di Natale. Poi… mi sono rivista ragazza all’oratorio davanti ad un film western con il suono della tromba della carica in aiuto a chi era in difficoltà e al grido di: “Arrivano i nostri a cavallo di un caval…” suonano alla porta. E’ Francesca, la mia vicina di casa, che desidera salutarci e farci i migliori auguri prima di andare a festeggiare il Natale dai nonni lodigiani ed a trascorrere il resto delle vacanze scolastiche dai nonni “marini” a Cesena. Ecco che arriva anche il piccolo Leonardo che mi invita ad entrare in casa loro per mostrarmi, con l’aiuto del suo babbo, come si apre il nuovo divano letto nel caso in cui i nostri nipoti spagnoli volessero stare più comodi. Incredibile! Ci sono anche le coperte e le lenzuola già pronte per essere dispiegate. Alla fine Francesca mi consegna le chiavi mettendomi a disposizione tutto ciò che potrà servirmi per i miei ospiti.

Benissimo! Iniziamo dal trasportare il loro tavolo a casa nostra; tentiamo di allungarlo. Caspita è proprio un’operazione difficile: devono essere almeno trent’anni che non viene allungato, fin dai tempi della nonna Luigia. Qui occorre un po’ di Svitol: non si sa mai, magari per il prossimo Natale servirà ancora. Poi prendiamo le sedie e, voilà, nove invitati sono accomodati in sala, gli altri ci stanno in cucina al tavolo fratino.

Abbiamo approfittato dell’ospitalità della nostra vicina anche alla fine del pranzo, al momento del caffè, perchè noi in casa preferiamo le tisane e, quindi, non siamo attrezzati in questo senso. Scopriamo che Francesca ci ha anche predisposto un’area caffè appositamente allestita con la macchina già pronta con le cialde. Ottimo!

La sua generosità è stata la mia salvezza e mi ha fatto riflettere sull’importanza delle relazioni di vicinato con la “consegna delle chiavi” come un grande atto di fiducia basato sul rispetto e sulla convivenza pacifica in armonia gli uni e gli altri.

La consegna delle chiavi simboleggia il potere che viene dato ad una persona degna di riceverlo e di gestirlo per il bene di tutti, certo non per se stessi.
Dovremmo tenere bene in mente il potere che ognuno di noi detiene ogni volta che siamo chiamati a scegliere da chi essere rappresentati in tutti i campi; a partire dall’ambito locale, comunale, provinciale, regionale ad arrivare all’ambito nazionale ed internazionale.

Spesso la sensazione di essere impotenti ci fa fare delle “non scelte” convinti di non poter cambiare il mondo. Forse così si spiega la crescente astensione dalle urne. Ma è un errore madornale. Non è l’immobilismo che fa raggiungere traguardi, ma l’esatto contrario. E’ il paziente cammino verso il traguardo che conta, per seminare granelli di pace ogni giorno, in ogni occasione con il nostro comportamento quotidiano teso alla conoscenza reciproca, alla comprensione di culture diverse non per questo meno rispettabili della nostra. Bisogna mettersi in gioco sempre, soprattutto nel nostro piccolo, convinti di avere il potere di cambiare in meglio sia noi stessi sia chi ci circonda.

Ecco questo sarebbe il mio “comizio” se, come dice Don Tonino Bello, volessi contribuire fattivamente alla pace “non nella penombra raccolta di una chiesa, ma in una riunione di sindacato”. E proprio come rappresentante sindacale ho avuto l’opportunità di mantenere la “pace” nell’ambiente di lavoro, partecipando alla stesura ed alla firma di accordi interni aziendali favorevoli.

Se guardiamo alla scena internazionale, la nostra impotenza aumenta perché sicuramente non basta esprimere il proprio sconcerto tramite i social, magari contro una parte piuttosto che un’altra, per sentirsi meno impotenti. E’ una pura illusione, alcune volte anche controproducente con scambi sociali che degenerano in grosse liti che ci rendono incapaci di andare d’accordo.

La situazione mondiale è sfuggita di mano. Quale leader può dirsi soddisfatto di come stanno andando le cose nel mondo? I problemi non vengono risolti e tutti ci sentiamo sconfitti; la giustizia è in crisi, si torna alla vendetta. Ma la vendetta degli Stati si trasforma facilmente in guerra.

Cosa sperare? Che chi governa il mondo decida di mettersi in pausa e valuti tutte le possibilità di risoluzioni con regole condivise che pongano fine alla terza guerra mondiale, come la chiama Papa Francesco.

Nel nostro piccolo smettiamola di litigare sui social, con i vicini, con i famigliari; cerchiamo di capire il punto di vista degli altri, di accettare ed apprezzare le diversità, dare una mano a chi chiede aiuto, non giudicare il comportamento degli altri secondo i nostri parametri, rispettare le altrui opinioni. Soprattutto impariamo a non prenderci troppo sul serio; un po’ di autoironia non guasta mai ed aiuta a vivere meglio, a ridimensionare le difficoltà che ci sembrano insormontabili. Veramente basta un po’ di buonsenso che è, come definito da Massimo Gramellini nella sua Rubrica “Il caffè”, un concetto un tempo borghese, ma oggi decisamente rivoluzionario.

Luciana Cirtoli

 

Descrizione dell'Opera: Io sono una corsista innata. Ho frequentato numerosi corsi d'aggiornamento durante il mio percorso lavorativo ed anche adesso, in pensione già da tempo, presso l'Unitre di Lodi: ginnastica taiji quan, teatro leggero e, novità di quest'anno, corso di scrittura creativa. Mi definisco "studente permanente". La scrittura di questo brano ha avuto due input in tempi diversi: il primo è stato "descrivere un atteggiamento di benevolenza, di carità, che ci ha visto coinvolti". Poi, in un secondo tempo, "ampliare l'argomento prendendo spunto da una lettera di Don Tonino Bello sulla pace feriale". E' intuitivo che il testo preso qui in considerazione parla di pace quotidiana.