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Poesia

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Pezzo

Autore: Giuliano Tiberi

Pezzo

la voce frange nella stanza estiva

mare in moltitudine di risacca

per placare lo scempio della pace

e nel lacero fumo che mai dietro

sempre davanti a lei dispone il vento

infine rimanere senza fiato

 

quella notte a dormire sulla sabbia

troppo affollato il campo prigionieri

all’alba mi svegliai non si svegliò

dino accanto a me da mestre la gola

aperta i piedi scalzi rubati gli scarponi

a lui rendeva onore

frenetica sfilata di formiche

 

sottobraccio alla sorte se cattiva

cattivo buono se buona a uno a uno chiesero

fascista cooperare cobelligerare

no sì no a fianco del mio nome sulla lista

i primi sì cattivi in buona buoni i secondi

i terzi morti in altra buona guerra

di quelli che cercavo di ammazzare

sul libro paga fattorino addetto

servizio forze armate americane

 

donne consunte intorno al nostro campo

a noi bravi italiani chiedevano favore

il nostro pane per il loro corpo

questo il favore i più bravi tra noi

dopo regalavano loro un sacco

di risa e berci da portare a casa

uno si tagliò i baffi se dicono alle amiche

di stare a largo dal moro coi baffi

 

dicembre del quarantacinque quando

tornai in italia e non la riconobbi

aveva la pelle arsa screpolata rughe

profonde dentro a queste rigermogliare il tempo

come gramigna fra le vecchie pietre

tornate in africa pezzi di merda

 

lo sai che ho visto anche stanotte gli occhi

sconnessi sbattere e spruzzare il sangue

via sui miei calzoni da quella testa

rotolata a terra del capitano

ci disse al primo sbarco

ragazzi correte senza pensare

e sparate così si torna a casa

due anni insieme gli volevo bene

ora sto qui lavoro bevo il tè

ti racconto dormo malvolentieri

un fondello di bomba a lui sul collo

 

lo sguardo tace nella stanza chiusa

nella risacca sasso millenario

rossovenato liscio qualcuno lo ha toccato

e ricordando lo ha lasciato in acqua