Il suono della campanella. Finalmente le undici.
Esco in corridoio e mi dirigo verso la macchinetta del caffè, facendomi largo tra i ragazzi.
Mentre frugo nella borsa mi accorgo di Sarah, davanti a me.
Il velo ben appuntato sui capelli, il corpo alto ed esile ricoperto dalla veste nera.
Gli occhi intenti a digitare sul cellulare, battendo nervosamente con il piede destro, come schiacciando un pensiero impertinente.
Sarah si volta verso di me
Mi scusi Prof, non l’avevo vista. Passi pure.
Mi sorride lieve, con i suoi occhi grandi.
Ma no, figurati. Non ho fretta.
Mi accorgo di una stortura sul suo volto. Le sue labbra sono colorate di un rosa intenso. Un rosa fragola che stride con il nero dei suoi vestiti.
Hai un bellissimo rossetto. Ti sta molto bene!
Il suo sguardo prima luminoso si acciglia, sembra interrogarsi su cosa rispondere.
Grazie. E’ un regalo.
Sarah stringe le labbra e abbassa lo sguardo, si incammina a passi veloci verso il corridoio. Senza salutare.
Senza il caffè.
