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Racconto

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Santiago

Autore: Claudia Vazzoler

Santiago

 

Quando entrai in quella piccola chiesa in collina per ottenere la credenziale del pellegrino, il don mi squadrò dalla testa ai piedi come fossi un’aliena. Dopo alcuni minuti di silenzio durante i quali mi osservò con occhi indagatori, che resteranno nella mia memoria credo per sempre, mi fece accomodare su una rigida sedia in legno, spartana come l’ambiente in cui ero stata accolta.

Lui si sedette al di là della scrivania. Magro, con il volto scavato e uno sguardo indagatore e profondo. Un maglione blu e pantaloni dello stesso colore. L’immagine dell’essenzialità e della semplicità.  Le mani ruvide e callose, quelle di chi conosce bene i lavori manuali e non si tira indietro difronte alla fatica. Sapevo che aveva trascorso anni come missionario in Africa ed era rientrato il mese scorso Quel volto pareva esprimere tutte le esperienze e le sofferenze attraversate senza dire una sola parola. La sua età era indefinibile. Gli occhi chiari, azzurri come il mare, contrastavano con la pelle, resa scura da un sole implacabile.

Sembrava provato e affaticato, ma ancora con un’energia, una scintilla, una luce che lo alimentava. Mi chiese: “Perché fare il cammino di Santiago?”.

Io rimasi senza parole, letteralmente impietrita: parlavamo forse lingue differenti? Perché quella domanda? Mi sentivo a disagio, come se mi leggesse dentro. Tesa e nervosa, con le gambe accavallate, ne muovevo ritmicamente una e mi ravviavo i capelli lunghi e rossi. Un colore frutto di un mio ultimo capriccio che forse tradisce la mia irrequietudine. Non riuscivo a stare ferma. Con una mano giocherellavo con una penna, facendola roteare tra il pollice, l’indice e il medio. Forse mi sentivo giudicata. Ero andata lì senza preavviso e con la pretesa di avere la verità in tasca.

Indossavo i miei jeans scoloriti preferiti e le scarpe da ginnastica consunte. Una t shirt bianca. Il colorito del mio incarnato, a differenza di quello del don, aveva conosciuto un sole benevolo e una tintarella vacanziera, quella del tempo libero sgombro da vincoli e preoccupazioni.

Attese un paio di minuti, forse sperando che mi ridestassi e poi aggiunse:

“L’esatta risposta non esiste. Ogni persona lo intraprende perché mossa da motivazioni ed esigenze differenti, non ce ne sono di giuste o sbagliate poiché spesso nascono da percorsi personali.

Carola, ti sembrerà un’esagerazione, ma chiederti perché lo fai è il primo passo da compiere in questo Viaggio.”

Lo ascoltai attentamente. Mi sentivo a disagio. Cosa voleva da me? Non ero venuta fin qui per farmi confessare o psicanalizzare. Così a bruciapelo risposi: “Mi va di camminare lungo l’oceano”.

La mia risposta sembrò visibilmente irritarlo.

Mi rispose: “Senza nulla togliere agli stupendi paesaggi che incontrerai, se la tua intenzione fosse semplicemente quella di camminare potresti farlo vicino a casa. Basta spostarsi di poco per trovare interessanti itinerari tra boschi e colline, soprattutto nelle nostre zone. È quindi evidente, che tu lo voglia ammettere con te stessa o meno, che questa decisione affonda le sue radici in questioni più complesse.”

“Padre, non sono d’accordo con lei. Mi è capitato di ascoltare persone tornate da questo percorso e ribadivano come all’inizio sentissero solamente l’esigenza di dover partire senza una spiegazione logica. Un uomo addirittura mi disse che non c’era bisogno di ragioni per il Cammino, essendo lui stesso la ragione.”

Lui mi osservò nuovamente con un sorriso quasi beffardo e incalzò dicendo: “A me sembra che tu stia cercando una spinta ulteriore per compiere questa esperienza. Può sembrare difficile capire quale motivazione giustifichi un faticoso viaggio a piedi di diverse centinaia di chilometri, assentarsi da casa per circa un mese e dormire in camerate con decine di sconosciuti!”

“Padre, c’ è qualcosa che temo, è vero. Pormi domande mi fa paura. Non riesco a trovare una

risposta concreta e convincente che giustifichi questa “pazzia”, ancora più incomprensibile considerando che prima d’ora non ho mai fatto nulla di così fuori dall’ordinario.”

Il don ascoltò attentamente prima di pronunciare le seguenti parole:

“Siamo a tal punto abituati alla pianificazione di obiettivi tangibili e sentirci spinti solo da necessità materiali che ciò che non rispetta questi parametri ci appare come aleatorio, o addirittura una perdita di tempo. Ma è proprio negli aspetti più difficili da definire che si nascondono i significati più sottili e gratificanti del Cammino di Santiago. Ciò che lo caratterizza è proprio il fascino, la magia inspiegabile che quasi impedisce di imprigionare in parole il valore di questa esperienza, che sarà ricca di episodi semplici – ma allo stesso tempo indimenticabili – durante i quali incontrerai persone che ti sorprenderanno.

Insomma, sarà un Viaggio nel senso più completo e profondo della parola, un Viaggio che non farai solo con il corpo, ma anche con l’anima e la mente, dentro te stessa.

Sarà allo stesso tempo un distacco temporaneo dal tuo ambiente abituale, avrai la possibilità di concederti un periodo d’introspezione che ti aiuterà a riflettere su quanto ti sta accadendo e a far chiarezza sulle emozioni che stai provando.

Il Cammino è infatti pervaso da un’atmosfera che induce alla meditazione e al raccoglimento e i lunghi tratti di solitudine di alcune zone sono certamente l’ideale per scavare a fondo nella propria anima e progettare un nuovo inizio.

Ma quella solitaria non deve per forza essere l’unica via da seguire se quello che stiamo cercando è una nuova prospettiva per dare una svolta alla nostra vita: avrai l’occasione di parlare con persone diverse e varie; il confronto con punti di vista ed esperienze differenti potrebbe aprirti nuove porte e fornirti nuovi modi di affrontare le tue sfide. A volte, senza rendersene veramente conto, ci si fossilizza su un problema senza trovare soluzioni, quando magari sarebbe stato sufficiente osservarlo con altri occhi. Il dialogo è parte integrante e, alternandolo a momenti di solitario raccoglimento, ti permetterà di portare a compimento il Viaggio interiore di cui sentivi il bisogno e che ti ha spinto a partire per questa avventura.”

“Padre, io non credo in Dio.”

“Carola, in virtù delle sue origini, il Cammino di Santiago ha logicamente un profondo significato religioso, infatti nacque come pellegrinaggio in onore dell’Apostolo Giacomo il Maggiore, i cui resti sono conservati nella cattedrale della città di Santiago di Compostela. L’esperienza non è però ovviamente esclusiva dei fedeli cattolici o di qualsiasi altro credo: essere religiosi non è un prerequisito per compiere il Cammino. L’importante è avere cuore e anima aperti e pronti a vivere con rispetto e senza pregiudizi i luoghi e i momenti di spiritualità, di cui potrai godere indipendentemente da quale sia la tua fede.

Se quello che cerchi è mettere alla prova te stessa, sia fisicamente che mentalmente, lungo il Cammino troverai pane per i tuoi denti.

Sarà infatti uno stravolgimento della tua routine quotidiana, come ti ho già accennato: sarai costretta a dormire e mangiare con numerosi estranei ogni giorno, dovrai ingegnarti per superare barriere linguistiche e culturali e molto altro ancora. Ma è proprio qui che sta la sfida (e il divertimento) e, se non ti arrenderai, arriverai alla fine con un profondo senso di soddisfazione per aver superato difficoltà e ostacoli, portando a termine una splendida avventura!”

“Padre, sto cercando delle risposte ad alcune domande e ho voglia di cambiamento nella mia vita. Penso sia questa la risposta alla sua domanda iniziale”.

“Sai, una delle ragioni che più spesso giustificano la decisione di iniziare questo percorso è la voglia (o forse la necessità?) di cambiamento. Molte persone insoddisfatte, si chiedono se questo Viaggio cambi la vita e decidono di intraprenderlo con la speranza di trovare risposte ai dilemmi che le affliggono, o semplicemente per dare una svolta alla loro esistenza troppo ripetitiva.

Per alcuni questo approccio ha prodotto effettivamente dei risultati positivi: il Cammino è infatti un’esperienza di condivisione e altruismo che può aiutarci, cambiando prospettiva, a capire quanto poco tempo venga solitamente dedicato a conoscere e ascoltare sé stessi e gli altri. Questa nuova maniera di pensare e vivere la nostra vita sarà il souvenir più prezioso che potrai portarti a casa: una nuova consapevolezza che piano piano si insinuerà nella tua vita di tutti i giorni e di cui non ti scorderai mai. Ricordati sempre che il viaggio è qualcosa di vivo, che cambia costantemente e che, a sua volta, cambia chi lo percorre; come disse Mark Twain è fatale per il pregiudizio…vedute ampie, sane e buone non possono essere acquisite vegetando tutta la vita in un piccolo angolo della Terra. Inoltre il viaggio non finirà una volta raggiunta la meta finale nella città del Santo: è solo l’inizio del tuo percorso e una nuova tappa inizierà quando sarai tornata a casa.

Quindi…Buen Camino!”

Mesi dopo, quando tornai da Santiago, portai a casa con me il Cammino Portoghese della Costa.

Lo iniziai a Porto e percorsi circa 270 km che si dividevano in tredici tappe. Un paesaggio indimenticabile mi accompagnò per buona parte del tragitto. Camminai lungo la costa atlantica orlata di antichi monasteri e pittoreschi villaggi che animavano lo scenografico litorale. Respirai l’oceano e godetti dei suoni, degli odori, delle vedute. Un percorso prevalentemente pianeggiante, fatto di spiagge immense, passarelle in legno e dune di sabbia sottile. Superai il rio Minho ed entrai in Galizia dove lo scenario cambiò: la costa diventò rocciosa e le pianure lasciarono spazio alle colline boscose. L’oceano, immenso e pauroso nella sua potenza, fu il mio compagno. Incontrai persone da tutte le parti del mondo. Ma soprattutto, portai a casa le parole del don.

Descrizione dell'Opera: Sono una persona che ama viaggiare e scrivere. Nei miei percorsi sono partita in un modo e tornata in un altro, in un costante cambiamento e in una evoluzione continua. Il racconto "Santiago" che ho inserito, parla di come le armi della pace consistano nell'avere una mente aperta, sgombra dal pregiudizio, e un cuore disponibile all'incontro con l'altro. La protagonista nel suo cammino fisico e interiore scopre una nuova consapevolezza che le dona una prospettiva differente nei confronti del mondo. Impara ad osservare, vedere, guardare, ma soprattutto a leggersi dentro, a cercare le risposte per le sue domande, a entrare in connessione con ciò che la circonda. Sente che tutto è collegato da fili invisibili che oltrepassano la realtà tangibile delle cose. In questa scoperta si trasforma. Le parole con il don, che precedono la partenza, sono per lei un risveglio.