Roma si stiracchia
sotto la voce della tua tromba,
hai la bocca e i capelli stropicciati
da chissà quanti giorni trascorsi alla fortuna,
gli abiti puliti più del cielo che sonnecchia la domenica
ti fanno degno, e le cupole si alzano in applauso,
le foglie tintinnano quel poco di oro
che riescono a sottrarre all’autunno
e calmano i pensieri di sapere io chi tu fossi
prima delle notti sotto a un ponte,
ora che inverno avanza e bussa senza sosta
alla porta degli indifferenti.