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Ultime parole dal fronte

Autore: Antonio Blunda

Voglio dirvi, prima dell’alba,
che amo le rose, quelle in bicchiere,
quelle che nessuno apprezza.
Amo le mie vecchie scarpe,
quelle che, stupido, ho dato via.
Amo la coccinella rossa
che una volta decise di portarmi fortuna.
Amo il bicchiere di latte,
quello che ha ancora il sapore,
o se volete, il caffè nel vetro.
Perche amo le cose?
Perche gli oggetti
hanno più che gli uomini
quei giorni rossi di festa
sul calendario bianco.
Le reclute invece
le reclute non fanno altro al fronte.
Nient’altro che morte, e bucato,
nient’altro che sognare,
e barba, e speranza,
e lucciole di sigaretta,
e scrivere, e chiuse di lettere.
Ed è triste che esista
il filo della baionetta
ma niente e nessuno intorno
per una misera
solitaria
asola del bottone.
Triste il pensiero
a mio padre
che mi legge un libro,
che per tenermi vicino
conserva ancora
il mio posto a tavola.
Triste, il pensiero.
Chi conforta mia madre
che spezza la fede anulare
sperando
un poco
di farmi vivere?
Qui per noi
fa il rumore, e il silenzio.
Qui per noi
il vento
non ha altro traguardo
che un’ugola di cenacolo.
Per questo vi dico,
prima che sia l’alba:
vi prego,
Vi prego,
disarmate gli eserciti.

Descrizione dell'Opera: Alla fine del giorno, prima che all'indomani riprendano nuovamente le ostilità, un soldato scrive una lettera immaginaria, ricordando il padre e la madre lontani, e descrivendo la sua solitudine e quella dei compagni al fronte. Quel che ingenuamente chiede nel suo cuore, in una lettera indirizzata agli alti comandi,, è che cessino tutte le ostilità, e così la morte, prima che sia l'alba.