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Racconto

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Una Pace d’amore

Autore: ALESSIO ROMANINI

UNA PACE D’AMORE

(I soldatini di plastica colorata)

Franco era un bambino taciturno e solitario. Era figlio unico

quindi spesso giocava solo, e quando i suoi genitori erano a

lavorare, lui restava a casa con la nonna materna.

Un dì si ammalò. Ebbe una febbre così alta che non aveva

voglia né di mangiare né di giocare.

Suo padre, in apprensione per quello stato del figlio, decise

di fargli una sorpresa.

Comprò una bustina di soldatini di plastica, con tanto di stendardi, fucili e carri armati. Erano di due diversi colori i soldatini, per riconoscere l’appartenenza al proprio battaglione.

Quando il padre mostrò a Franco la sorpresa, al ragazzo si illuminò il viso. Non poteva credere ai suoi occhi. Lo stupore

fu tale che gli tornò l’appetito e l’impazienza di giocare

con i soldatini di plastica colorata.

In pochi giorni guarì. Il fanciullo, ogni dì si divertiva a giocare con i plotoni di colore diverso a fare la guerra.

Franco costruiva piccole trincee nel giardino dietro casa, dove

muoveva i soldatini di plastica, carri armati e altri accessori bellici.

In silenzio, socchiudendo gli occhi, sognava potenti aerei da guerra, navi e lanci di bombe a mano…

Passava ore in solitudine immaginando la battaglia fra i soldatini di plastica; era totalmente affascinato da tutto ciò; tanto che sognava ad occhi aperti che da grande sarebbe diventato un soldato addestrato per la guerra.

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E diventare come uno dei suoi piccoli soldatini di plastica

colorata.

Quando ebbe raggiunto l’età, Franco, decise di perseguire il

sogno maturato da bambino: diventare un soldato per combattere

le guerre sparse nel globo; che ancora ai suoi giorni venivano

combattute(secondo i dati dell’UCDP, nel mondo si conta che siano in atto 170 conflitti!).

Prima si iscrisse ad uno dei corsi pubblici, banditi annualmente dal Ministero della Difesa; dove lo eseguì egregiamente, quindi fu iscritto alla scuola Militare…Cominciò l’avventura che fin da fanciullo in cuor aveva agognato.

Franco, raggiunta la maggiore età e raggiunto eccellentemente

il diploma militare; si iscrisse ad uno dei tanti corpi

speciali designati a condurre operazioni “Speciali”.

Egli, ottenne buoni risultati nelle varie missioni in cui aveva preso parte; tanto che si fece un’ottima reputazione tra i

suoi superiori.

Lui, a questo punto, decise ed ottenne di partecipare ad operazioni che si sarebbero svolte in reali conflitti; non si accontentava più di semplici missioni speciali. Avrebbe voluto combattere al fronte dove la guerra era molto più vera.

Voleva combattere nelle trincee come aveva sognato fin da piccolo con i suoi soldatini di plastica.

Un dì venne accontentato. Si presentò l’occasione di un

conflitto disputato al fronte.

Era una magnifica notte di primavera stellata, i peschi erano guarniti di piccoli fiori rosa. I meli erano candidi come neve.

I prati erano fioriti e pettirossi chioccolavano allegramente.

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L’aria era ancora fresca e madida ma piacevole da respirare.

Franco, quella splendida notte, partì per la sua prima missione

al fronte!

Era emozionato. Non credeva fosse vero…non vedeva l’ora

di realizzare quel sogno che si era sempre immaginato fin da bambino.

Giunto nella base militare d’appoggio, lui e gli altri commilitoni, con una verde camionetta dell’esercito, vennero trasferiti dalla base militare alla loro destinazione finale.

Il viaggio non fu piacevole; la strada era brulla e mutilata

dai bombardamenti.

Franco si dovette tenere molto saldamente alla maniglia della camionetta per non urtare nuovamente la testa contro le pareti

di freddo metallo; come era già accaduto due volte.

C’era un’innaturale silenzio nell’abitacolo del mezzo militare.

Si udiva solamente il roboante motore e violente esplosioni del vicino fronte.

Dentro il suo animo, cominciò a trasalire la mera paura.

Era tardi per tornare indietro. Cosa avrebbe raccontato

ai compagni e ai superiori? Adesso che realizzava il suo

desiderio di una vita, se la faceva addosso dalla paura?

D’improvviso pensò che stava per realizzare l’agognato

sogno. Questa volta non avrebbe giocato semplicemente a combattere nel giardino d’infanzia con soldatini di plastica colorata; questa volta il combattimento si disputava in maniera reale. Gli tornò il coraggio di combattere.

Quanto sangue scorreva sulla arida terra brulla. Brandelli

di carne umana penzolavano sopra mutilati alberi e filo spinato. Schegge di bombe come grandine violenta, si

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conficcano nella pelle e in ogni dove.

Vide carri armati avanzare sopra i corpi inermi di soldati vivi

schiacciati dai cingolati come noci.

C’era la morte! L’orrore ovunque. Si respirava odore di polvere

da sparo e di carne bruciata dai lanciafiamme…questo era l’inferno: del fronte.

Franco vedeva gli occhi dei soldati, dei commilitoni e degli avversari; erano occhi spaventati come i suoi.

Nel suo cuore adesso c’era il terrore! A Franco tremavano le gambe. Dal terrore che scorreva nelle sue vene, si orinò nella divisa. E lui sparava ed uccideva. Ad ogni sparo o bombardamento avversario, si nascondeva nella trincea.

Aveva visto gli occhi tremendi della morte.

Era l’apocalisse! Era l’inferno! Tutto questo era la guerra agognata? No! Questo era un delirio. Era guardare dritto dentro

gli occhi della morte.

Passarono interminabili mesi in questo fango di sangue, in questo incubo… Il cibo scarseggiava, anche l’acqua non era sufficiente per tutto il reggimento.

Franco aveva perso notevolmente peso. Non riusciva più a riconoscersi allo specchio. Era uno spettro.

Il battaglione, dopo mesi di conflitto e di sostanziali perdite

di vite, furono costretti alla ritirata.

Avevano perso la linea. Fu un esodo di dolore. Giorni e giorni

di ritirata a piedi lungo quella striscia di morte mutilata; senza cibo ed acqua.

Nel suo cuore, ringraziava di essere ancora vivo, e sperava di raggiungere presto casa e gli affetti che vi aveva lasciato.

Raggiunta la base militare, i sopravvissuti, restarono qualche

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mese, poi vennero congedati.

Giunto nella sua nazione, egli, ricevette una medaglia all’onore, per aver combattuto tenacemente fino all’ultimo e per aver salvato diversi compagni feriti durante il combattimento.

La medaglia affissa sul petto, era un ulteriore ferita al cuore

lacerato dal dolore che aveva vissuto in quei mesi di guerra.

Aveva perso amici d’armi: dov’era Cristian? E Massimo? Anche Paolo non ce l’aveva fatta… Cosa avrebbe raccontato ai loro figli? Cosa avrebbe detto alle mogli? E le madri?

Franco, era deluso e amareggiato. Odiava la guerra! Odiava i signori della guerra; che dalle loro lucide scrivanie, facevano cadere giovani soldati come sacrificali pedoni di una scacchiera.

Ma sul fronte morivano uomini per ideali che neanche conoscevano.

Perché stavano combattendo? Per la gloria? Per la Patria? Ma quale Patria uccide i propri figli?

Odiava le potenze che causano conflitti. Odiava la guerra.

Ma soprattutto odiava sé stesso! Che in tutti questi anni aveva

perseguito quel sogno d’orrore. Di morte. Di odio…

Nei mesi a seguire, la sua vita cambiò. Lui non era più lui. Ogni notte aveva incubi; e spesso sognava gli amici scomparsi che chiedevano il perché di tutto questo orrore.

Sognava di uccidere ancora. Sognava ragazzi spaventati come lui; sognava la morte!

Quante vite spezzate. Per cosa? Non riuscì mai a dare una risposta che potesse giustificare la guerra. La guerra non ha

giustificazione. Nel brandello che era rimasto nella gabbia

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toracica, sventolava un solo stendardo. Era una candida

bandiera. Sventolava la Pace.

Odiava le armi. Odiava la guerra. Nei mesi venturi, Franco, si impegnò per creare una associazione che si impegnava nel disarmo in tutte quelle nazioni dove si disputavano ancora guerre. Si impegnò per l’accoglienza di quei profughi che scappavano dalle terre di conflitti in cerca di pace.

Girava scuole e faceva comunicati stampa per sensibilizzare

le persone nella necessità del disarmo e nel bisogno di riportare pace sopra questa zolla ferita dall’odio.

Franco, aveva capito che l’unica soluzione contro i conflitti

era la pace!

Una pace d’amore universale nel rispetto dell’umana gente

in ogni parte del globo.

Pace che sarebbe stata capace di sconfiggere l’odio.

In oltre, lui trovava assurdo che si costruissero giochi

di guerra, come i soldatini di plastica colorata che aveva da piccolo; un gioco che insegnava ai bambini l’odio!

Egli avrebbe voluto per i ragazzi solo giochi d’amore, giochi di pace!

(Alcune delle guerre che ancora oggi nel 2023 vengono combattute sono: Ucraina, Messico, Nigeria, Siria, Yemen, Pakistan, Somalia, India…sono solo alcune. Purtroppo la lista è ancora lunga. L’unica soluzione è portare Pace senza l’uso di armi).

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Descrizione dell'Opera: Un opera ispirata da quando ero piccolo e giocavo con i soldatini di plastica, proiettati nel cuore di un ipotetico adulto che capisce, grazie all'amore universale, l'importanza di portare la pace in ogni dove.